30 dicembre 2010

Il resto

Questa mi è stata raccontata ieri. Un signore in età avanzata entra in un negozio con passo malfermo, reggendosi ad un bastone. Chiede dei chiodini, paga, prende il resto e se ne va. La commessa lo segue con lo sguardo mentre esce dal negozio, quando si accorge che sta "seminando soldi": probabilmente ha le tasche dei pantaloni bucate perchè tutto il resto sta cadendo per terra mentre si allontana. Allora lei si alza dalla cassa, esce, e mentre richiama l'uomo, si china e raccoglie passo passo i soldi seminati (e non si tratta di spiccioli). Poi li restituisce all'uomo, lo saluta e torna dentro.
Poteva far finta di niente, e appena possibile andare a recuperare per sè i soldi. Non l'ha fatto.

Auguro alla cassiera gentile di trovare, abbandonata su una strada deserta, una somma equivalente al triplo dei soldi che ha restituito. Se lo meriterebbe davvero.

12 dicembre 2010

Gentilezza sotto la pioggia

Qualche giorno fa sono andata in un'altra città per una riunione di lavoro. La sede della riunione non si trova in centro, e nemmeno vicina alla metro. Anche i bus non sono facili da raggiungere, da lì.  Quando la riunione finisce, al momento di chiamare un taxi, nessuno risponde: è  più di un’ora che piove a dirotto, un vero diluvio universale e in città non sembrano esserci taxi liberi. Aspetto, aspetto, continuano a non rispondere e quando finalmente rispondono non sanno dirmi se e quando riusciranno a mandarmi un taxi. Mi viene da piangere: ho già perso un treno e se ne perdo un altro, il seguente mi porterà a casa dopo mezzanotte, e passato quello, mi toccherà dormire lì.
Tra l’altro, non ho nemmeno l’ombrello, e non posso camminare mezz'ora sotto l'acqua scrosciante in cerca degli  autobus.
Una signora gentile, che io avevo visto solo di sfuggita, si offre di accompagnarmi. Chiede il permesso al suo capo, andiamo in garage, prende la sua auto e mi accompagna alla stazione della metro più vicina. Mezz’ora dopo, sono sul treno che mi porta a casa alle 9.
Ringrazio dal cuore questa signora per avermi permesso di non inzupparmi (e di non inzuppare il pc), di non viaggiare di notte, e di essere a casa, dalla mia famiglia, in tempo per la cena.
Spero non ne avrà bisogno, ma nel caso, le auguro con tutto il cuore che qualcuno le restituisca un aiuto che, per quanto a lei possa essere sembrato piccolo, per me è stato enorme. Che glielo restituisca moltiplicato per tre.   Immagine da qui

10 dicembre 2010

Un idraulico da 20 euro

Una mia collega si fa aiutare da una signora indiana per le faccende di casa.
Questa signora indiana è arrivata da poco in Italia con i suoi figli piccoli ed è ancora spaesata, capisce poco l’italiano e pur lavorando sodo, guadagna giusto lo stretto necessario per vivere.
L’altro giorno ha avuto urgente bisogno di un idraulico, e si è fatta dare un numero dalla mia collega. Lui è arrivato a casa sua al mattino presto, ha riparato il guasto per cui era stato chiamato e ha effettuato anche alcuni piccoli interventi all’impianto idraulico che, a suo dire, potevano portare qualche pericolo per dei bambini piccoli. Ha parlato pochissimo e non ha dato ulteriori dettagli. Alla fine della mattinata, al momento di pagare, l’idraulico le ha chiesto 20 euro.
Quando la signora indiana è andata a casa della mia collega, le ha subito detto: “Grazie per avermi consigliato un buon idraulico: è arrivato presto, ha fatto molto più di quello che gli avevo chiesto e mi è costato solo 20 euro”. La mia collega ha strabuzzato gli occhi e poi mi ha chiamata: “Il mio idraulico è impazzito!”.
Alla fine abbiamo convenuto che l’idraulico non è impazzito, ma ha semplicemente capito la situazione, e ha voluto aiutare a modo suo quella famiglia un pò fragile, regalando quello che aveva da dare: una mattinata del suo tempo, il materiale idraulico (tubi, raccordi e altro) e la sua professionalità nell’individuare e sistemare le possibili fonti di problemi futuri. Ci ha persino messo quel tanto di sensibilità necessaria a chiedere una somma simbolica, perché la signora non si sentisse in debito con lui.
Sono sicura che la vita gliela ripagherà con gli interessi, questa gentilezza silenziosa

ps
Se avrò bisogno di un idraulico, chiamerò senz’altro lui.

Foto dal web (fimco.it)

07 dicembre 2010

Non comprerò una Twingo

Il fatto che io non abbia la patente della macchina non è importante: so che prima o poi la prenderò, e poi andrò a comprarmi un'auto di qualche tipo. Di certo, non sarà una Renault Twingo.
Avete visto l'ultima pubblicità, in tv in questi giorni?
Si vedono due ragazze che si corteggiano ad una festa, poi vanno in camera da letto e una delle due prende l'iniziativa: spoglia l'altra, la benda, e quando quella è imobilizzata e bendata, le ruba i vestiti (e forse la macchina, ma questo non si capisce così chiaramente) e scappa via mentre la voce fuori campo dice: "La competizione è femmina. Renault Twingo Miss Sixty".
1. Intanto non capisco dove stia la competizione. La competizione è quando due persone gareggiano tra di loro per ottenere qualcosa che interessa ad entrambe. Questa pubblicità invece ci fa vedere un inganno: una persona ne raggira un'altra -che si fidava di lei- per poterle rubare i vestiti.
2. Non è vero che la competizione è femmina: la competizione non ha sesso, è di chiunque la rincorra, senza differenza di genere.
3. I genii del marketing Renault evidentemente pensano che, dopo secoli di tormenti causati da uomini che le hanno sedotte ed abbandonate (magari incinte o con figli piccoli), le donne siano così stupide da correre in massa a comprarsi una macchina solo perchè la pubblicità suggerisce che hanno la possibilità di fare lo stesso, cioè sedurre e abbandonare altre donne, per di più rubandogli i vestiti e forse l'auto...
?!?
Dài, non scherziamo... siamo nel 2010, qualcuna che si lascia ancora abbindolare dalla pubblicità ci sarà pure, ma secondo me non sono così tante, e con i loro soldi possono scegliere di premiare -comprandola- l'auto migliore che si possono permettere, pubblicizzata dallo spot meno umiliante e offensivo per il genere femminile (e so che molti uomini la pensano uguale).

30 novembre 2010

Aspetti qui un momento

Stamattina sono andata in un ufficio pubblico perchè avevo bisogno di rientrare in possesso di alcuni documenti che avevo presentato, e che ora mi servivano.
Dopo alcune richerche mi dicono che i documenti si trovano in archivio, quindi al piano di sopra, e siccome non hanno tempo di andarci subito, di lasciare la richiesta e ritornare domani per il ritiro. Mentre sto per uscire, penso: "incredibile... siamo nel 2010 e i documenti sono fatti ancora di carta, vengono nascosti in archivi che stanno al piano di sopra e che per questo sono inaccessibili..."; una signora gentile, evidentemente mossa dal mio sgomento, mi chiede di aspettare un momento: sarebbe andata su a cercare le mie carte. Dopo 5 minuti scende con tutto il faldone, estrae i miei papiri, mi fa firmare, mi sorride e mi saluta. La gentilezza di questa signora mi ha risparmiato un sacco di fastidi, tra cui svegliarmi presto domattina, tornare lì, farmi di nuovo la coda, e magari non avere i miei documenti pronti. E arrabbiarmi.
Quindi grazie, grazie, ancora grazie per aver fatto un passo in più, per me. Le auguro con tutto il cuore che, quando toccherà a lei, qualcuno le restituisca quel passo in più che ha fatto per me.

Immagine qui

28 novembre 2010

Non si è mai troppo ottimisti

Gentilezza ricevuta ieri.
Ero in una stazione della metro e tra ombrello, borsa e un sacchetto avevo le mani occupate. Faccio per aprire la barra con il corpo, ma ci sbatto semplicemente contro, senza che la sbarra ruoti di un centimetro. Mentre la sbarra mi rimbalza indietro e a momenti cado, mi viene da dire ad alta voce: "Sono stata troppo ottimista"; sposto ombrello sgocciolante e borsa sull'altro braccio, torno indietro, spingo con la mano, la ruota gira e mi fa entrare.
Faccio dieci passi un tipo mi fa toc toc sulla spalla, mi giro e con la voce calma e un gran sorriso mi dice: "Ti ho sentita poco fa. Guarda che non si è mai troppo ottimisti". E si allontana.
E' stato come prendere la scossa.
Essere ottimisti, aspettarsi cose belle perchè sono un nostro diritto, non dovrebbe essere strano o illusorio. Dovrebbe essere normale.
Purtroppo, questa società fondata sul dolore e l'umiliazione, ce lo fa dimenticare: "Pensa positivo" è diventato un semplice spot pubblicitario.
Auguro con tutto il cuore a quel ragazzo che, in un momento di sconforto, qualcuno se ne accorga, e gli butti sul cuore le parole di cui ha bisogno per riprendere la giusta prospettiva.